"Il cinema iraniano, e in generale quello arabo, non può competere con quello europeo o americano in quanto a tecnologia, ma il motivo del suo sviluppo è che racconta la cultura ricchissima di questo paese". A dirlo è Esmaeel Monsefmarani, il regista iraniano ospite a Roma della rassegna “Crossing Cultures” nell'ambito di 'Asiatica', il festival dedicato al cinema asiatico e arabo. "Noi competiamo col cinema mondiale con la nostra poetica, con il racconto “da dentro” della nostra cultura - spiega il regista - è per questo che i più grandi registi come Abbas Kiarostami non si spostano mai dall'Iran: restano li per non perdere niente di ciò che vi accade". Monsefmarani racconta come nel suo paese il lavoro di un cineasta sia oggetto di limiti ed embargo strettissimi. "Non e' facile lavorare - ammette - il cortometraggio che produrrò per “Crossing Cultures” non lo potrò mai proiettare in Iran, ma cerco comunque una strada di speranza".